Diagnostica per immagini: l’intervista del dottor Giugliano per Ottochannel

Radiografie , TC (Tomografia Assiale Computerizzata) o RM (Risonanza Magnetica)? Il dott. Vincenzo Giugliano, responsabile Radiologo del Servizio di Diagnostica per Immagini della Casa di Cura GEPOS di Telese Terme e coordinatore del servizio di Radiologia del Centro Polidiagnostico Gammacord-SannioTac, ha dissipato dubbi e rimosso timori.

Presupposto fondamentale per la scelta della giusta indagine radiologica da eseguire – ha spiegato il radiologo – è la storia  clinica del paziente, la sua anamnesi. E’ nostro compito scegliere quale sia la metodica di studio più appropriata. Spesso, per dirla con una ‘boutade’, il radiologo viene confuso con un fotografo. Così non è”.

Sui  dubbi circa i possibili effetti secondari delle radiazioni, il dottore ha specificato: “Fanno male le radiazioni inutili. A volte è possibile giungere a una diagnosi senza esporre il paziente a radiazioni scegliendo una metodica alternativa come la RM che non fa uso di radiazioni. La sua innocuità ci viene confermata dalla possibilità di eseguire uno studio RM durante la vita fetale.

Altre volte, vi sono casi in cui, in particolare per l’apparato addominale, siamo obbligati a fare ricorso a metodiche di indagine come la TC ed esporre il paziente a radiazioni ma con il vantaggio di una diagnosi molto rapida e accurata. Bisogna in tal caso valutare il rapporto rischio/beneficio (Principio di giustificazione). Il beneficio è una diagnosi certa  e immediata.

Il ruolo  della tecnologia in tale campo non è ancillare. Oggi, le case produttrici di apparecchiature radiologiche stanno investendo in nuove tecnologie in grado di garantire una forte diminuzione della dose radiante. Sia  presso la Casa di Cura Gepos che presso il Centro Polidiagnostico Gammacord-SannioTac utilizziamo apparecchiature TC della General Electric che, col sistema ASIR, sono in grado di ridurre la dose dal 40% al 60%”.

Le donne in gravidanza possono essere sottoposte ad esami radiografici? Il dottore ci ha spiegato come – quando una donna in età fertile si sottopone a un esame diagnostico che comporta l’utilizzo di radiazioni – sia compito del medico radiologo chiedere di una potenziale gravidanza. Le radiazioni andrebbero, infatti, evitate nei primi tre mesi di gestazione. Discorso  differente per la donna in allattamento: nessuna conseguenza per il latte materno.

Ultimo tema affrontato: il mezzo di contrasto. Molti credono che l’utilizzo di tale farmaco contribuisca a rendere migliore, più certo, l’esito dell’esame. Così non è. “Anche in questo caso – ha chiarito il dottore Giugliano –  è il radiologo a decidere se occorra o meno l’utilizzo del mezzo di contrasto. Un’indagine con esito negativo senza mezzo di contrasto rimarrà tale, anche se poi si utilizzasse lo stesso, nella maggioranza dei casi. Noi radiologi ne decidiamo l’impiego o meno (ogni caso comunque è a sé, comportando approcci diversi, legati all’anamnesi del paziente) senza che per questo si urti la suscettibilità dei medici specialisti.

Possiamo rincuorare le donne in allattamento che devono essere sottoposte ad un’indagine radiologica con uso di mezzo di contrasto contenente iodio perché viene scarsamente escreto nel latte materno. Si raccomanda comunque la sospensione dell’allattamento per le 24 ore successive”.

Sulla collaborazione tra medico di base, specialista e medico radiologo il medico è stato categorico: “E’ solo il gioco di squadra che fa vincere”.

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29 maggio, 2017