L’intervista del dottor Di Santo: “Chirurgia d’eccellenza della spalla dalla Francia alla Gepos”

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La chirurgia della spalla è stata a lungo considerata di nicchia rispetto a quella del ginocchio o a quella dell’anca. Da anni, alla Gepos, è invece possibile ottenere le migliori terapie chirurgiche, grazie al dott. Benedetto Di Santo, primario di Ortopedia e Traumatologia, formatosi a Lione, nel team di Gilles Walch, il padre vivente della branca.

“Quando ho iniziato la mia attività da ortopedico, 32 anni fa – ha precisato il chirurgo – tutti i dolori della spalla venivano genericamente catalogati come periartrite [infiammazione (-ite) dei tessuti intorno (peri-) all’articolazione (-artro-)]. Tutti venivano trattati con infiltrazioni di corticosteroidei. Non esisteva una cultura specifica sull’argomento.

In realtà la patologia è legata alla natura specifica del tendine che, essendo scarsamente vascolarizzato, è destinato a deteriorarsi nel tempo per il processo fisiologico di invecchiamento tissutale: noi invecchiamo, i nostri tessuti invecchiano, è una legge di natura. Il problema insorge quando il tessuto degenera anzitempo, cosa che spesso accade a chi pratica attività manuale, soprattutto se con la mano oltre il livello della testa. Patologie come il diabete che riducono la perfusione capillare dei tessuti, abitudini di vita come il fumo di sigaretta per il noto effetto vasocostrittore della nicotina, fanno poi precipitare le cose”.

Ma quali tecniche abbiamo oggi a disposizione per curare la patologia dolorosa della spalla? “Se, fino a 20 25 anni fa – ha spiegato Di Santo – tutte le lesioni di cuffia venivano trattate a cielo aperto (cioè con il taglio), oggi, gli stessi interventi vengono praticati in artroscopia con in media soli 3 buchini con tempi chirurgici che si sono progressivamente ridotti. Sappiamo bene che la spalla è una articolazione complessa perché assolve a funzioni specifiche. È l’unica articolazione che ha la capacità di ruotare a 360°: serve alla mano, per portarla in tutte le direzioni, e lo può fare con maggiore o minore potenza a seconda della forza muscolare. Per poter eseguire questi movimenti complessi è necessario che la grossa testa omererale rimanga sempre centrata nella piccola cavità glenoidea. A questo provvede la cuffia dei rotatori facendo in modo da assicurate il fulcro, cioè il punto di appoggio. Una volta che la cuffia si è rotta, se non viene riparata in tempi relativamente brevi (e la patologia è spesso asintomatica), la lesione diventa irreparabile, la testa dell’omero perde il fulcro e quindi la forza e la spalla va incontro ad artrosi. Oggi è poi disponibile, anche per la spalla, come per le altre grosse articolazioni quali l’anca ed il ginocchio, la protesi. Ne esistono 2 tipi: la protesi anatomica che sostituisce l’articolazione in modo speculare, come per l’anca. Si utilizza in soggetti relativamente giovani. La protesi inversa, invece, è una protesi che presenta la sfera al posto della glena e l’incavo al posto della testa omerale, oggi preferibile nei soggetti dai 65 anni in su”.

Il dottor Di Santo, chirurgo ortopedico, si è specializzato in chirurgia della spalla, agli inizi degli anni ’90, grazie al padre della branca: Gilles Walch di Lione. “È colui – ha ricordato il dottore – che sicuramente ha fatto gli studi seri più approfonditi in tutti i settori della chirurgia della spalla. Ho frequentato quel centro per oltre 20 anni consecutivi, dal 1995 al 2016. All’epoca il passaggio da artroscopista di ginocchio ad artroscopista di spalla è stato per me semplice, immediato e piacevole e, poiché Walch era ed è principalmente un chirurgo ‘a cielo aperto’, la mia esperienza è stata in questo modo completa e approfondita. Presso la clinica GEPOS di Telese Terme il dottore pratica 400 interventi l’anno.

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22 giugno, 2017